Fegato e intestino: che legame c’è?

Quando mangiamo, il cibo che introduciamo compie un viaggio all’interno del nostro tratto gastro-intestinale: passa dalla bocca all’esofago fino allo stomaco, dove gli alimenti sono “scomposti” e digeriti in molecole più semplici. Il cibo così modificato raggiunge l’intestino, che promuove il riassorbimento di acqua e nutrienti mentre favorisce l’espulsione degli scarti. Anche il fegato è al lavoro: produce la bile per favorire l’emulsione dei grassi e la loro digestione, partecipa al coordinamento dei movimenti intestinali, processa i diversi nutrienti che lo raggiungono, ciascuno secondo la sua via metabolica. Ma i nutrienti, presenti prima nello stomaco e poi nell’intestino, come raggiungono il fegato? Esiste un collegamento tra intestino e fegato? E cosa succede in caso di fegato grasso o disbiosi?

L’asse intestino-fegato

L’espressione “asse intestino-fegato”, utilizzata sempre più negli ultimi anni, vuole proprio indicare la stretta correlazione tra questi due organi.

Fegato e intestino sono tra loro in comunicazione, prima di tutto, per motivi anatomico-strutturali grazie a diverse vie:

  • le vie biliari, che permettono al fegato di rilasciare a livello intestinale la bile, così da promuovere l’emulsione e l’assorbimento dei grassi provenienti dall’alimentazione;
  • la vena porta, principale vaso della circolazione venosa responsabile di convogliare a livello del fegato tutto il sangue proveniente dagli organi deputati alla digestione (tra cui l’intestino) e dalla milza;
  • la circolazione sistemica, che, per definizione, mette in comunicazione tutti i distretti del nostro organismo.

Ma dal punto di vista funzionale?

L’intestino e il ruolo del microbiota intestinale

Il nostro intestino svolge diverse funzioni indispensabili per l’organismo, una delle principali è sicuramente l’assorbimento di acqua e nutrienti: le proteine, i carboidrati e i grassi che introduciamo quotidianamente con la nostra alimentazione raggiungono, infatti, quest’organo per essere assorbiti e passare nel sangue.

Un ruolo fondamentale in questi processi è svolto dal microbiota intestinale, l’insieme di microrganismi che vive nel nostro intestino, in simbiosi con esso. Il microbiota contribuisce alla digestione dei nutrienti, ne promuove l’assorbimento e l’utilizzo da parte del nostro organismo.

La composizione del microbiota è diversa da individuo a individuo, come se fosse un’impronta digitale unica per ognuno di noi. Finché questa composizione rimane in equilibrio, il microbiota svolge tutte le sue funzioni fisiologiche.

E se il microbiota intestinale perde il suo equilibrio?

In questo caso si parla di “disbiosi”, una condizione per cui la composizione del microbiota è alterata e alcuni tipi di batteri prevalgono su altri. Ciò ne compromette la normale funzionalità: il risultato è che il nostro tratto intestinale diventa più suscettibile alle infezioni, a manifestazioni infiammatorie, ma non solo.

Alterazioni del microbiota sembrerebbero persino alla base di disturbi psichici, dell’aumento di peso e di problematiche metaboliche, fino alla sindrome metabolica!

Il fegato, che ruolo ha?

Il fegato è un organo fondamentale per il nostro organismo e svolge innumerevoli funzioni metaboliche, come la gestione dei nutrienti introdotti con l’alimentazione.

Questi, come anticipato, raggiungono il fegato trasportati dal circolo sanguigno, dopo essere stati assorbiti a livello intestinale, e qui vengono processati ciascuno secondo la propria via metabolica.

Più nutrienti vengono introdotti, quindi, più il fegato dovrà lavorare per gestirli correttamente. Ne consegue che un eccessivo sovraccarico può affaticarlo, come in caso di un’alimentazione particolarmente ricca di zuccheri semplici e di grassi o di elevato consumo di alcool.

Quando il fegato diventa “grasso”

Alimentazione scorretta e abuso di alcool sono solo due dei fattori responsabili dell’affaticamento epatico.

Anche condizioni come sovrappeso, obesità, ipertensione o sindrome metabolica possono influenzare lo stato di salute di quest’organo, visto il suo ruolo chiave nel metabolismo. A loro volta, poi, queste condizioni possono essere alimentate da un’alterata funzionalità epatica, innescando così un circolo vizioso che compromette l’efficienza del fegato.

Tutti questi fattori possono, poi, sfociare nella “steatosi epatica” o “fegato grasso”, una condizione in cui si osserva un accumulo di grassi all’interno degli epatociti (le cellule del fegato), tale da rappresentare il 5-10% del peso totale di quest’organo. Sebbene reversibile, anche questa condizione compromette la funzionalità del fegato e, nel tempo, può evolvere in disturbi più severi.

Lo stato del microbiota può influenzare quello del fegato, e viceversa?

A questo punto, la domanda non può che sorgere spontanea.

Abbiamo finora capito che fegato e intestino (e, quindi, microbiota intestinale) sono in stretta comunicazione tra loro proprio dal punto di vista strutturale e, in più, sono coinvolti nella gestione dei nutrienti, per cui anche dal punto di vista funzionale hanno qualcosa in comune.

È chiaro, quindi, che lo stato di salute di uno potrà andare necessariamente a influire sull’equilibrio dell’altro.

Recenti studi hanno, infatti, dimostrato che alterazioni del microbiota intestinale hanno ripercussioni sulla normale funzionalità del fegato. Questo si riflette sul metabolismo: si riduce la capacità di risposta all’azione dell’insulina, fondamentale per la gestione della glicemia; si accumulano trigliceridi e glicogeno a livello del fegato, rendendolo grasso; aumenta l’adiposità e aumentano le quote di trigliceridi nel sangue, e così via. Queste conseguenze determinano la comparsa di parametri metabolici alterati e, nel tempo, della sindrome metabolica vera e propria.i nutrienti, presenti prima nello stomaco e poi nell’intestino, come raggiungono il fegato? Esiste un collegamento tra intestino e fegato? E cosa succede in caso di fegato grasso o disbiosi?

Che rapporto c’è tra microbiota, fegato e parametri metabolici alterati?

Spieghiamolo meglio: come è possibile che un’alterazione del microbiota si rifletta in primis sul fegato e di conseguenza sull’intero organismo? Quando e perché si altera il microbiota? La letteratura scientifica ci viene in aiuto.

Negli ultimi anni, infatti, sempre più studi stanno approfondendo il ruolo del microbiota intestinale e soprattutto si è evidenziato come a livello dell’intestino si attivino tutta una serie di eventi mediati dal microbiota, che hanno effetti di ampia portata sull’intero metabolismo. Questi processi sono innescati da alterazioni del microbiota intestinale dovute a fattori alimentari (es. diete a elevato contenuto di grassi o zuccheri) o comportamentali (es. alterazioni del ritmo sonno-veglia).

In particolare, si è osservato che nei soggetti obesi il microbiota ha una composizione diversa rispetto a quella dei soggetti normopeso: alcuni tipi di batteri prevalgono sugli altri. Da questo squilibrio derivano diverse conseguenze.

La prima è che a livello intestinale si innesca un processo infiammatorio, scatenato dalle sostanze rilasciate dalle classi di batteri in eccesso (Firmicutes). A sua volta, questo è causa di un’alterazione della mucosa intestinale, che determina non solo variazioni del transito e della motilità, ma anche un maggiore passaggio di sostanze dall’intestino al sangue.

Queste possono essere sostanze di natura infiammatoria, di scarto, oppure nutrienti in eccesso, come zuccheri o grassi, che in condizioni normali verrebbero filtrate dalla barriera intestinale e raggiungerebbero il fegato in minori quantità.

Questo sovraccarico determina un affaticamento del fegato e innesca uno stato infiammatorio anche a carico di quest’organo: le normali funzioni del fegato vengono compromesse.

Le conseguenze sui principali parametri metabolici sono inevitabili, proprio perché il fegato è il regista del nostro metabolismo ed è deputato al controllo dei nostri parametri metabolici.

Si potranno perciò registrare variazioni dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, ridotta capacità nella regolazione della glicemia, alterazioni della pressione arteriosa e della circonferenza addominale. Nel tempo, tutto questo può portare alla sindrome metabolica.

Prendiamoci cura di fegato, microbiota e metabolismo!

Già sopra abbiamo sottolineato come un’alimentazione ricca di grassi e carboidrati possa essere alla base di alterazioni del microbiota e come queste siano presenti in individui obesi: tutti indizi che ci suggeriscono il ruolo chiave dell’alimentazione nel mantenere in salute il nostro fegato, il nostro intestino e di conseguenza il nostro metabolismo.

Cosa mangiare, quindi, per prenderci cura dell’ “asse intestino-fegato”?

Ricordiamo, prima di tutto, l’importanza di un’alimentazione sana ed equilibrata, che preveda il giusto apporto di frutta e verdura. Gli alimenti vegetali sono, infatti, una fonte di fibre, nutrimento fondamentale per il nostro microbiota. Anche latticini, come lo yogurt o ancor meglio il kefir, possono essere d’aiuto: sono una fonte naturale di fermenti lattici, che aiutano a mantenere in equilibrio la flora intestinale.

Per supportare l’attività del fegato e contrastare lo stress radicalico a carico di quest’organo possiamo scegliere rispettivamente alimenti ricchi in acidi grassi omega 3 (es. pesce, frutta secca, legumi, ecc.) o con proprietà antiossidanti (es. frutti come agrumi e mirtilli o verdure come il cardo o il carciofo).

Praticare una volta a settimana il giorno verde, inoltre, può essere una scelta salutare per il nostro asse intestino-fegato: da un lato si rifornisce il microbiota del suo nutrimento fondamentale, dall’altro si alleggerisce il fegato del proprio carico di lavoro. Anche dopo alcuni eccessi, questa pratica può essere d’aiuto per “depurare” fegato e intestino.

Infine, è fondamentale combattere la sedentarietà praticando una moderata attività fisica ed è altrettanto importante evitare alcool, fumo, cibi ricchi di grassi e zuccheri semplici. Tutto questo aiuterà a non affaticare il fegato, a mantenere in equilibrio il microbiota e, di riflesso, a prendersi cura del proprio metabolismo.

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