COVID-19 e obesità: attenzione al virus ma anche al corpo

Ormai da mesi stiamo convivendo con il Covid-19, una pandemia virale che ci ha costretti a cambiare le nostre abitudini, i nostri stili di vita, che ci ha tenuti lontani dai nostri affetti, e che tutt’ora ci impedisce di abbracciare serenamente i nostri cari. Forse non tutti sanno, però, che da anni un’altra pandemia interessa il nostro pianeta. Si tratta di una pandemia metabolica: l’obesità.

C’è una correlazione tra queste pandemie? Può l’obesità avere un ruolo anche nell’infezione da SARS-CoV-2? Scopriamolo insieme.

Diverso organismo diverso rischio

Tutti noi in questi mesi abbiamo cercato di capire se ci fossero dei criteri per ritenersi più o meno suscettibili al virus SARS-CoV-2, se ci fossero categorie di persone più a rischio di altre, così da poter comprendere come riuscire ad aiutarle al meglio.

Ciò che è emerso da dati e report ufficiali*, è che la maggior parte delle persone che hanno contratto l’infezione presentava ipertensione arteriosa e/o diabete mellito di tipo 2 e/o cardiopatia ischemica.

*Epicentro – Istituto Superiore di Sanità

Più patologie, maggiore è il rischio

Allo stesso tempo, dai dati riportati, risulta anche che maggiore è il numero di patologie preesistenti nella persona, maggiore è il rischio di contrarre il virus. Ciò vuol dire che chi ha 2 o più patologie è più a rischio di chi ne presenta solamente una o nessuna. Spesso, patologie come ipertensione e diabete coesistono in una particolare categoria di persone: chi è sovrappeso o obeso. Queste patologie, infatti, risentono molto della salute metabolica dell’organismo che, in caso di obesità, è compromessa. 

Non  a caso, studi recenti** hanno dimostrato che tra i parametri da considerare tra i fattori di rischio per l’infezione da SARS-CoV-2 c’è il BMI (indice di massa corporea). Sembrerebbe che maggiore è il BMI, maggiore è la gravità dei sintomi con cui si può presentare la malattia e quindi con maggiore frequenza si può presentare anche la necessità di ricovero in terapia intensiva e di ventilazione.

**Excess Weight and COVID-19. Insights from new evidence. Public Health England. Luglio 2020

Obesità e COVID-19: molto più di qualcosa in comune

Che dall’efficienza del sistema immunitario di ciascuno potesse dipendere una diversa risposta al virus potevamo aspettarcelo, ma cosa c’entrano pressione arteriosa e obesità con covid-19?

Anzitutto sono malattie sistemiche, ovvero riguardano e interessano tutto l’organismo e hanno ripercussioni su tutte le nostre cellule.

Ma, come se non bastasse, ad accomunarli c’è anche un particolare tipo di recettori: i recettori ACE 2.

I recettori, in generale, sono delle particolari strutture che si trovano nelle membrane delle cellule e quindi negli organi. Quando a questi recettori si legano delle specifiche molecole, all’interno della cellula inizia una cascata di eventi. È come ciò che succede a un’auto quando giriamo la chiave. Si innescano delle reazioni a catena che permettono all’auto di mettersi in moto.

Questi recettori possono legare molecole prodotte dal nostro stesso organismo oppure farmaci, che solitamente vanno a inibire o aumentare quella cascata di eventi che il recettore innescherebbe una volta attivato.

recettori ACE 2, però, hanno anche un altro ruolo. Legano il virus SARS-CoV-2 permettendogli così di entrare nella cellula. Ne rappresentano la porta di ingresso. Questi recettori si trovano sparsi in tutto il corpo, anche a livello dei polmoni e del tessuto adiposo.

Il ruolo del tessuto adiposo: un serbatoio di virus in caso di obesità

Fattori come un’alimentazione scorretta o la scarsa attività fisica, portano a un aumento della quantità di acidi grassi nel nostro corpo che vengono accumulati negli adipociti, particolari cellule che costituiscono il tessuto adiposo. All’aumentare della quantità di grassi aumentano le dimensioni e il numero degli adipociti e questo comporta l’aumento di peso e di circonferenza addominale (ingrassiamo).

Sulla superficie esterna degli adipociti sono presenti i recettori ACE 2, quindi maggiore sarà il numero di queste cellule, più porte di ingresso avrà a disposizione il virus. L’organo adiposo può quindi diventare un serbatoio di virus.

Questa è solo una delle ragioni per cui l’obesità aumenta il rischio di contrarre l’infezione Covid-19. Ma non finisce qua.

Il tessuto adiposo, quando non riesce più a gestire tutto il grasso in eccesso, rilascia citochine infiammatorie (molecole coinvolte nei processi infiammatori) che provocano un’infiammazione sistemica, cioè che interessa tutto l’organismo. Questa condizione oltre a produrre squilibri metabolici che alimentano e favoriscono l’obesità, è debilitante per il sistema immunitario, che sarà quindi meno efficiente nel proteggerci dall’attacco di virus o altri patogeni. Lo sviluppo dell’infezione non è dovuto solo all’elevata contagiosità ed esposizione al coronavirus, ma anche all’incapacità del nostro sistema immunitario di difenderci.

Insulino-resistenza e ossigeno

Esiste un altro meccanismo che il tessuto adiposo mette in atto per rispondere all’eccessiva quantità di grasso. Quando il grasso che deve essere stoccato negli adipociti è troppo, queste cellule non potendo immagazzinarne dell’altro non riescono più a gestirlo e innescano l’insulino-resistenza. In questa condizione non solo i grassi non vengono più immagazzinati, ma viene alterato anche il metabolismo dei carboidrati, in particolare del glucosio che circola nel sangue in maggior quantità. Si ha un progressivo aumento della glicemia, concentrazione di glucosio nel sangue. Questo conduce nel tempo all’aumento dell’emoglobina glicata. L’emoglobina è una proteina che si trova all’interno dei globuli rossi. È in grado di legare l’ossigeno (nutriente essenziale per le cellule) per portarlo ai tessuti e agli organi in modo tale che questi ne ricevano la giusta quantità.

In caso di insulino-resistenza però, a legarsi all’emoglobina è anche il glucosio in circolo (emoglobina glicata). Questo prende il posto dell’ossigeno e impedisce quindi la corretta ossigenazione dei tessuti. Questa situazione, sommata alla riduzione di ossigeno dovuta ai problemi respiratori tipici della pandemia in corso, non può far altro che aggravare la sintomatologia nelle persone affette da Covid-19.

L’importanza della salute metabolica

Oltre a prendere tutte le precauzioni indicate (utilizzo di mascherina, distanziamento sociale, igiene delle mani, ecc), c’è qualcosa in più che possiamo fare per contrastare la pandemia: prenderci cura del nostro metabolismo. Abbiamo compreso ormai come una buona salute metabolica ci permetta di ridurre il rischio di incorrere non solo in patologie metaboliche ma anche in infezioni come Covid-19.

Abbiamo un alleato in più contro il Coronavirus, la sana alimentazione.

Dalla nostra alimentazione, infatti, dipende la salute del nostro metabolismo, del nostro sistema immunitario e quindi di tutto l’organismo.

Bisognerà, ogni giorno, prestare attenzione sì al virus, ma anche al corpo.

Il virus è lo stesso per tutti ma il corpo, l’organismo, il sistema immunitario e il metabolismo sono diversi in ognuno di noi.

Il dottor Pier Luigi Rossi e la dottoressa Grazia Ferrara hanno un invito per te!

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