Cibo e comunicazione: non solo nutrimento!

Cuciniamo e mangiamo ogni giorno, per un bisogno fisiologico. Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di nutrimento per vivere e questo ci accomuna… ma mangiare è davvero solo nutrirsi?

Per gli esseri umani in particolare, il cibo è molto di più: un vero e proprio linguaggio che unisce, coinvolge e appassiona.

Il cibo è un mezzo di comunicazione, lo percepiamo attraverso tutti i 5 sensi e crea un forte legame con la natura che ci circonda: l’occhio guida la mano nella scelta del cibo più adatto in base anche ai colori alimentari, in un naturale sistema di comunicazione tra noi e gli alimenti!

L’atto alimentare quindi, in quanto tipo di comunicazione non verbale, è in grado di veicolare messaggi che riguardano la nostra persona, la società in cui viviamo e come ci approcciamo a essa. In che modo? Continua a leggere, ne parliamo proprio in questo articolo.

Una forma di comunicazione non verbale

Noi siamo sempre in comunicazione, ogni cosa che facciamo (o non facciamo) parla di noi.

Cucinare può sembrare un’azione abitudinaria e meccanica a cui non prestare attenzione, ma non è così: nel momento di preparazione dei cibi si scatenano infatti creatività ed emozione.

Quando cuciniamo per una o più persone che ci stanno a cuore, i gesti e le scelte compiute sono intrise di pensieri affettuosi, che in qualche modo “finiscono nel piatto”: attenzione, cura, amore, ingredienti selezionati per far esplodere di gioia le papille gustative del destinatario!

La cucina è condivisione, ma anche cucinare per sé stessi può essere divertente. Sperimentare nuovi sapori, scegliere ingredienti fuori dalla propria zona di comfort come le proteine vegetali o i cibi esotici… tutto si trasforma in un momento da dedicare al proprio benessere, magari alla fine di una giornata pesante.

Non servono piatti elaborati, servono piatti in grado di trasmettere sensazioni. Oltre a nutrirci e tenerci in vita, il cibo fa anche tutto questo.

Un gesto universale che comunica agli altri come siamo

Attraverso un piatto quindi possiamo raccontare storie, evocare ricordi e celebrare persone e momenti della vita… ma non solo.

Il modo in cui cuciniamo dice tanto anche di noi stessi: quando decidiamo cosa preparare scegliamo ingredienti, procedimenti e strumenti che riflettono il nostro carattere, la nostra cultura e anche come ci sentiamo in quel momento.

Ti è mai capitato di avere una giornata storta e bruciare il cibo o prepararlo male? La differenza si sente perché in cucina trasmettiamo tutte le emozioni, sia quelle positive che quelle negative.

È una dimostrazione anche di quanto siamo ordinati, parsimoniosi e precisi nel gestire le risorse (come il tempo, l’energia psicofisica, il calore o gli scarti da poter riutilizzare).

Anche quello che scegliamo di mangiare è specchio di ciò che siamo e dei nostri valori (pensa a chi sceglie la dieta vegana o vegetariana per etica o a chi preferisce fare una spesa sostenibile).

Insomma, dietro un buon piatto evocativo c’è sempre una persona che lo ha preparato con ingegno, amore e consapevolezza: ecco perché la cucina di nonni e genitori è spesso la più gustosa!

Quando il cibo diventa un simbolo

Pandoro e panettone a Natale, il ragù della domenica, la torta di compleanno, il vino da portare a casa di amici… anche ogni evento ha il suo cibo, che diventa simbolo dell’evento stesso e quasi imprescindibile per la riuscita della celebrazione.

Alcuni cibi poi, anche in base alle molecole nutrienti che lo compongono, vengono associati a precisi momenti della vita: latte e calcio per la crescita dei più piccoli, pesce azzurro e carote per la salute degli occhi, succo d’arancia e vitamina C d’inverno contro il raffreddore, cioccolata e flavonoidi per il benessere psicofisico!

Simboli forti e ben radicati nella mente di ognuno di noi, fin da piccoli.

D’altronde, il binomio cibo-comunicazione inizia prestissimo, precisamente con l’allattamento: un primo momento di scambio molto intimo che si trasforma in convivialità solo nel momento dello svezzamento, quando con l’inserimento a tavola inizia ufficialmente il “rito del mangiare” che accompagna le persone per tutta la vita.

Un ponte tra generazioni diverse…

Proprio per la sua natura di scambio e condivisione, mangiare insieme unisce e mette in comunicazione anche generazioni diverse.

Non è un caso che giovani chef spesso propongano piatti della tradizione rivisitati, trasformando il cibo del futuro in un salto nel passato.

Negli stessi social media c’è una grande attenzione verso il cibo, o meglio verso le “food experience”, diventate una vera e propria tendenza con cui le generazioni di oggi riscrivono ogni giorno nuovi modelli di comunicazione.

…e territori diversi!

Cibo e territorio sono strettamente collegati: ogni alimento diventa quindi una porta d’accesso che accorcia le distanze tra regioni e Paesi vicini e lontani. Basta mangiare una carbonara e sei a Roma, una tartare e sei in Piemonte, una granita e sei in Sicilia, una focaccia e sei su una spiaggia ligure o pugliese!

E se allarghiamo lo sguardo ci sono i sapori, i riti e i piatti del mondo intero da scoprire. Ogni tradizione racconta moltissimo non solo della geografia di un Paese, ma anche della sua società (la stessa Dieta Mediterranea è Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, riconosciuta dall’UNESCO nel 2010).

Il cibo è cultura e la cultura apre la mente al sapere, alla curiosità e alla conoscenza, rendendoci persone più consapevoli e libere.

«Il sistema alimentare contiene ed esprime la cultura di chi la pratica, è depositaria delle tradizioni e dell’identità di gruppo. Costituisce pertanto uno straordinario veicolo di autorappresentazione e di scambio culturale […] Più ancora della parola, il cibo si presta a mediare fra culture diverse, aprendo i sistemi di cucina a ogni sorta di invenzione, incroci e contaminazioni.»

– Massimo Montanari, Il cibo come cultura

Spesa sostenibile: come scegliere il cibo da mettere nel carrello ACPG

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